“Approccio preventivo e terapeutico al Trapianto. Dalla rimozione di complessi autoimmuni in condizioni di rigetto, alla perfusione ex-vivo di organi destinati a Trapianto.”
In aggiunta, tali organi sono aggravati dal danno da ischemia e riperfusione (Ischemia-Reperfusion Injury, IRI), che rimane un importante fattore di rischio per gli ‘organi marginali’, limitante il successo del trapianto e la sopravvivenza dell’organo e/o del ricevente, sia nell’immediato post-intervento, che a lungo termine.
In particolare, l’“ischemia” rappresenta una mancanza di apporto del sangue che si traduce in una carenza di ossigeno e glucosio, metaboliti necessari per la sopravvivenza cellulare e tissutale. A livello cellulare, l’ischemia porta al metabolismo anaerobico e si attivano meccanismi che in ultima fase comportano la morte cellulare. A livello più macroscopico, le molecole rilasciate dalle cellule danneggiate si propagano e stimolano una risposta infiammatoria a livello dei tessuti. Se l’ischemia persiste, le cellule e le strutture continuano a deteriorarsi e si arriva a un danno ischemico irreversibile.
La ristorazione del flusso sanguigno al tessuto ischemico è denominata “riperfusione”. Con la riperfusione, ossigeno e glucosio vengono forniti nuovamente al tessuto e alle cellule. Cellule apoptotiche e necrotiche portano all’attivazione della risposta immunitaria innata che determina lo sviluppo e la propagazione dell’infiammazione, tanto che, con la riperfusione, il danno ischemico viene esacerbato e accelerato.
Molecole da eliminare
Citochine infiammatorie, Tossine
Il trapianto di rene in un soggetto AB0 incompatibile comporta l’immediata aggressione da parte degli anticorpi del ricevente nei confronti dell’organo trapiantato. In questo caso è necessario instaurare sul ricevente un trattamento desensibilizzante, che ha inizio circa un mese prima del trapianto.
In particolare, prima dell’intervento il ricevente viene sottoposto ad alcune sedute di plasmaferesi, con l’obiettivo di rimuovere dal sangue del ricevente gli anticorpi che porterebbero al rigetto. Parallelamente, tre settimane prima dell’intervento, si avvia nel ricevente la terapia immunosoppressiva con i farmaci, necessaria per spegnere la produzione degli anticorpi indesiderati.
Molecole da eliminare
IgG; IgMTerapie Indicate:
DFPP, Cascade Filtration
La forma acuta di rigetto anticorpo-mediato (AMR, Antibody-Mediated Rejection) è una condizione grave e potenzialmente mortale che, in seguito ad un trapianto, può condurre ad un rapido deterioramento o persino alla perdita completa dell’organo innestato. L’AMR acuto colpisce soprattutto i pazienti sensibilizzati ai loro donatori, ossia quei pazienti che, a causa di precedenti trapianti, trasfusioni o gravidanze, possiedono “anticorpi donatore-specifici” (DSA) che, legandosi agli antigeni presenti sull’organo del donatore, sembrano innescare l’attivazione incontrollata del sistema del complemento, provocando una reazione immunitaria che finisce per danneggiare l’organo trapiantato. Esistono poi casi in cui gli anticorpi DSA si sviluppano de novo a seguito del trapianto d’organo e attraverso vari meccanismi, inducono al rigetto. Il trattamento per questa tipologia di rigetto prevede la somministrazione di farmaci immunosoppressori, immunoglobuline endovena, anticorpi monoclonali e plasmaferesi, la quale ha l’obiettivo di rimuovere velocemente ed efficacemente dal circolo gli anticorpi coinvolti nel processo di rigetto.
Molecole da eliminare
IgGTerapie Indicate:
DFPP, Cascade Filtration