Questa review narrativa esplora il ruolo dell’emoadsorbimento (HA) nel trattamento di diverse complicazioni che si verificano nella medicina dei trapianti, sia durante le procedure chirurgiche sia prima dell’intervento, in trattamenti ex-situ degli organi, evidenziando che lo stesso approccio viene anche impiegato nel trattamento di varie condizioni potenzialmente letali, come lo shock settico, la sindrome da distress respiratorio acuto e lo shock cardiogeno, tutti potenzialmente causa di esiti clinici avversi durante il trapianto.

Nel dettaglio delle applicazioni cliniche dell’adsorbimento delle citochine, si osserva un significativo progresso nei trapianti di vari organi, inclusi cuore, polmoni, fegato e reni. In particolare, nell’uso intraoperatorio durante il trapianto di cuore, l’adsorbimento ha dimostrato notevoli miglioramenti nella riduzione dei livelli di citochine pro-infiammatorie, determinando periodi più brevi di ventilazione meccanica e degenza in terapia intensiva, migliorando così il recupero postoperatorio e potenzialmente la sopravvivenza e la qualità della vita.

Per i trapianti di polmoni, l’uso dell’adsorbimento delle citochine durante la perfusione polmonare ex-vivo (EVLP) ha notevolmente migliorato la funzionalità polmonare e ridotto l’infiammazione, aspetto critico data la complessità e l’alto rischio di complicazioni infiammatorie associate ai trapianti di polmoni.

Per quanto riguarda i trapianti di fegato e reni, la revisione enfatizza che l’adsorbimento delle citochine è stato fondamentale nel mitigare la risposta infiammatoria immediatamente post-trapianto. Questa applicazione aiuta a prevenire il rigetto acuto e a migliorare la funzionalità degli organi trapiantati. Nel trapianto di fegato, i sistemi di emoadsorbimento sono stati efficacemente utilizzati per gestire le complicazioni legate a gravi disfunzioni epatiche, offrendo nuove prospettive terapeutiche. Questi sistemi facilitano la rimozione di tossine legate all’albumina e sostanze idrosolubili, migliorando significativamente i livelli di tossine nei pazienti affetti da grave insufficienza epatica.

Analogamente, nei trapianti di reni, l’emoadsorbimento è stato impiegato per ridurre l’infiammazione e migliorare sia la sopravvivenza sia la funzionalità dei reni trapiantati, offrendo un approccio innovativo nella gestione delle complicazioni immunitarie e nel ridurre il rischio di rigetto acuto rimuovendo selettivamente i mediatori infiammatori e altre molecole nocive dal flusso sanguigno.

La review analizza anche l’impatto dell’adsorbimento delle citochine sui trapianti di cuore durante la fase di bypass cardiopolmonare, con significative induzioni dei livelli di emoglobina libera e dei complementi sanguigni C3a e C5a, suggerendo un ruolo potenziale nel migliorare le condizioni del paziente durante interventi cardiaci complessi e ridurre i rischi di complicazioni.
Inoltre, l’articolo sottolinea un effetto anti-infiammatorio prolungato dell’adsorbimento delle citochine, come evidenziato dall’aumento dei livelli di IL-10, un importante mediatore anti-infiammatorio, nei pazienti sottoposti a chirurgia con bypass cardiopolmonare. Ciò suggerisce che l’adsorbimento delle citochine potrebbe non solo migliorare gli esiti immediati del trapianto ma anche avere effetti duraturi che contribuiscono alla sopravvivenza e alla funzionalità dell’organo trapiantato.
Nel complesso, questa review offre una visione completa sul ruolo dell’emoadsorbimento nell’ambito del trapianto, sottolineando che questo approccio terapeutico non solo migliora gli esiti clinici immediati ma contribuisce anche a una migliore sopravvivenza a lungo termine del graft.

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