Aferetica e CytoSorbents Corporation sono orgogliosi di annunciare il primo caso clinico al mondo di paziente leucemico trattato con CytoSorb®, in associazione all’immunoterapia con cellule Car-T (Chimeric antigen receptor T-cell), per contenere le complicanze di questa terapia, considerata la nuova frontiera nella lotta ai tumori del sangue.

Si tratta di un paziente dell’Ospedale Bambin Gesù di Roma, affetto da una grave forma di leucemia acuta, trattato dal team della Terapia Intensiva d’Urgenza e Oncoematologia pediatrica. La pubblicazione dello studio della Dott.ssa Gabriella Bottari e dei suoi colleghi su Critical Care Explorations (Crit Care Expl 2020; 2:e0071) suggerisce che l’uso di CytoSorb®, combinato con la terapia monoclonale, possa rappresentare una soluzione promettente per controllare le complicazioni causate da questa terapia antitumorale, senza inficiarne in alcun modo l’azione.

CAR T CELL THERAPY

Allo stato attuale, l’immunoterapia con cellule Car-T rappresenta la nuova e avanzata frontiera per il trattamento dei tumori del sangue refrattari alla chemioterapia. Nel 25% dei pazienti trattati – sia in ambito pediatrico, sia in ambito adulto – si sviluppano però gravi effetti collaterali, la cosiddetta Cytokine Release Syndrome (CRS), caratterizzata, analogamente a quanto avviene nei pazienti settici, da una risposta infiammatoria incontrollata e potenzialmente letale.

Sino ad oggi, questa grave sindrome è stata trattata con farmaci che non sempre riescono a controllare lo stato infiammatorio, oltre a sopprimere il sistema immunitario e aumentando il rischio di infezione grave. Il team del Bambin Gesù ha deciso quindi – in questo caso così grave – di ricorrere alla terapia aferetica, con l’obiettivo di depurare il sangue del paziente nella maniera più efficace e rapida possibile. L’applicazione di CytoSorb® ha consentito di ridurre drasticamente i valori delle citochine, i mediatori dell’infiammazione e della sepsi, sino a livelli di equilibrio impensabili con le attuali terapie farmacologiche, tutto questo senza compromettere il sistema immunitario. Lo studio del team della Dottoressa Bottari attesta che il paziente è stato salvato e dimesso dalla terapia intensiva, dopo 15 giorni.